lunedì 31 ottobre 2011

Delirio di consumi




Questo è quello che è successo una settimana fa a Roma: scene di delirio, un intero quartiere bloccato per ore, traffico, ingorghi, file interminabili ed addirittura alcune vetrine rotte.
Non è stata però a causa di una dimostrazione, di una protesta o di uno sciopero quanto invece per l’apertura di una nuova sede di Trony, la catena commerciale di elettrodomestici.
Di questo episodio sono state date diverse interpretazioni. Io mi permetto di dare una mia personale lettura. E’ la conseguenza di un corto circuito tra crisi di valori e crisi economica.
Da una parte la crisi di valori. Da “homo sapiens” ci siamo evoluti in “homo consumens”. Oggetti che fino a qualche anno fa nemmeno immaginavamo sono diventati nostri bisogni primari: televisori ultrapiatti, pc, consolle per videogiochi, ipod, iphone, ipad e poi lettori di contenuti di ogni tipo, macchine per l’espresso e per fare il pane, e poi ancora ed ancora.
Dobbiamo ovviamente sfuggire alla tentazione dei facili moralismi. La moderna tecnologia dei consumi non rappresenta in sé un male assoluto. Anzi ci offre privilegi davvero eccezionali e totalmente sconosciuti ai nostri antenati. Ad esempio è assolutamente fantastica la possibilità di andare in giro portando con sé un universo di contenuti sempre a portata di mano; poter acquistare e leggere in ogni momento qualsiasi libro senza contribuire a distruggere foreste, produrre miliardi di dischetti metallici, tonnellate di rifiuti e senza mettere in strada nemmeno un tir per la distribuzione logistica.
Inoltre molti di questi nuovi strumenti moltiplicano la socialità, amplificano le opportunità di svago, fanno esplodere le possibilità e le opportunità di arricchimento personale.

Non è più così quando, soffocati dal marketing, perdiamo il senso della misura. Ci sentiamo immediatamente menomati per essere rimasti due pollici indietro, per avere qualche Gb di memoria o qualche Mb di banda in meno, quando non abbiamo l’ultimo modello oppure la marca del momento. Finisce che non apprezziamo più le cose per quelle che sono e per l’utilità che hanno ma piuttosto per quello che rappresentano e per come ci fanno apparire. Diventiamo vittime di una vera e propra ansia da rincorsa.

Quando la crisi economica sopraggiunge e riduce il nostro potere d'acquisto, e veniamo al secondo polo del nostro corto-circuito, siamo così colti dall’angoscia di “perdere il passo”.
L’apertura di un nuovo centro commerciale che promette fantastici megasconti diventa una inaspettata àncora di salvezza, è un’opportunità che potrebbe non ripetersi più, un occasione da non perdere. E siamo disposti a tutto….

In particolare le nuove generazioni sono le principali vittime di questo vero e proprio delirio sociale collettivo. Non possiamo permetterci che si perdano in una folle rincorsa senza fine che alla distanza è solo causa di sfiancamento e senso di insoddisfazione.
Ed è importante che la Sinistra oltre a porsi gli obiettivi dell'equità sociale, della solidarietà e del diritto al lavoro si renda finalmente partecipe ed artefice di un vera e propria rivoluzione culturale fondata sui principi di crescita sostenibile e sulla superiorità dell'essere sull'avere.

domenica 30 ottobre 2011

Il rottamatore


Potrà essere antipatico, è sicuramente molto presuntuoso, è figlio di un Democristiano, ha rotto con Civati ed è andato anche ad Arcore. Ma questo non significa che non dobbiamo ascoltare quello che dice. Anche perchè c'è tanto su cui riflettere.

PARTE 1/3

PARTE 2/3

PARTE 3/£

venerdì 28 ottobre 2011

Licenziare per crescere ?

Con questo governo le sorprese non finiscono proprio mai ed è stato davvero surreale leggere sui giornali la lettera inviata all’Unione Europea e trovare le norme per il licenziamento facile tra le principali proposte di impulso allo sviluppo.
Aspettiamo di conoscere i dettagli e può essere che per l’ennesima volta la montagna partorirà solo un topolino. Tuttavia in questo momento la sola idea di una “deregulation” del licenziamento fa pensare  immediatamente ad effetti e scenari deflazionistici.
Un minimo di logica economica ci induce a pensare che un goveno con il terzo debito del mondo in valore assoluto, un deficit corrente preoccupante e con evidenti difficoltà a rifinanziare il proprio debito, avrebbe serie complicazioni a gestire strumenti efficaci di sussidio, protezione e sostegno dei lavoratori che perderebbero il lavoro.
Può darsi che Berlusconi, sempre più lontano dal mondo reale, si aspetti che quei lavoratori senza più un lavoro avranno più tempo libero per andare in giro, spenderanno di più e rilanceranno così i consumi e la dinamica economica. E’ una ricetta davvero inusuale quella di curare un’economia in crisi soffocando ulteriormente la domanda.

Non possiamo negare che più facili licenziamenti spesso possono salvare attività in sofferenza. Così come possono effettivamente rappresentare un buon incentivo alle assunzioni. Ma senza una vera politica di sviluppo che affronti finalmente ed in modo serio i temi della formazione, delle nuove tecnologie, delle semplificazioni amministrative e dell’accesso al credito delle piccole e medie aziende non si creeranno automaticamente nuovi posti di lavoro. Non si può metter il carro davanti ai buoi e pensare di andare lontano.  

In Italia c’è ovviamente bisogno di una nuova regolamentazione del mercato del lavoro. Nel mondo globalizzato, piatto ed ultraveloce del XXI secolo il mito del posto fisso per tutta la vita non è più sostenibile. Abbiamo bisogno di flessibilità ed abbiamo bisogno di riequilibrare l’enorme ingiustizia tra lavoratori precari, soprattutto giovani, e i più fortunati lavoratori a tempo indeterminato, spesso i loro padri. Occorre però farlo in maniera strutturata, concertata ed all’interno di un sistema forte di tutele e garanzie. Inoltre dobbiamo farlo agendo contemporaneamente sulle leve dello sviluppo; dell’efficienza della spesa pubblica e dei costi della politica; della scuola, dell’università e della ricerca; delle infrastrutture fisiche e informatiche; degli incentivi agli investimenti produttivi e dei disincentivi alla rendita ed alla speculazione edilizia e finanziaria; degli incentivi alle energie rinnovabili ed al risparmio energetico.
Solo un governicchio alla frutta può pensare di risolvere i problemi dell’Italia con licenziamenti più facili. Anche per questo, oggi ancora più di ieri, dobbiamo sperare e fare tutto il possibile affinché questa triste e ormai pericolosa pagina della storia del nostro paese si chiuda presto.

Il mondo che verrà - La paura

PARTE 1/4

PARTE 2/4

PARTE 3/4

PARTE 4/4

martedì 18 ottobre 2011

Non ci posso credere !!!!

Mi vengono in mente le scenette di qualche anno fa di Aldo, Giovanni e Giacomo. C’era il personaggio di Rolando che arrivava sulla scena e, gesticolando forsennatamente, gridava: “Non ci posso credere !!! Non ci posso credere !!!! Non ci posso credere !!!”.
Ci pensavo stasera leggendo sul sito dell’ Unità una dichiarazione di Dario Franceschini: “ Per un pugno di voti in Molise vince il candidato di destra, inquisito, grazie ai voti di Grillo, tolti al centrosinistra. Come in Piemonte”.


Davvero incredibile. Si accusano i Grillini per la sconfitta elettorale e mi sembra un offesa al concetto stesso di Democrazia.
Come se un voto al candidato del PD fosse un gesto dovuto, indipendentemente dal candidato, dalla sua storia, dal suo programma e dalla sua campagna elettorale.

In una Democrazia è assolutamente legittimo che chiunque, anche un ex-comico dal brutto carattere ma portatore di tanti interessanti spunti di riflessione, si candidi se ritiene di doverlo fare. E’ assolutamente legittimo che tanti elettori lo scelgano se non trovano un’alternativa altrettanto convincente. E’ infine assolutamente normale che tanti altri disertino del tutto le urne perché delusi, stanchi, arrabbiati o semplicemente disinteressati alle vicende politiche.

Piuttosto che recriminare, occorre che il PD cominci davvero a riflettere perché non è in questo modo e con questo modello organizzativo che si sconfiggono le destre e ci si libera di Berlusconi.
E’ preoccupante che così tanti dirigenti del PD non si rendano conto delle deficienze organizzative e della incapacità di ascoltare, capire ed interloquire con la gente da parte di tante realtà locali.

In Molise se il candidato della Sinistra fosse stato di Sinistra, siamo davvero sicuri che i Grillini avrebbero preso  gli stessi voti ?

lunedì 17 ottobre 2011

Invito alle Sinistre di Bussero

Bussero è il paese che nell’ultima tornata referendaria ha registrato la più alta affluenza alle urne nell’intera provincia di Milano.
Bussero è anche il paese in cui ancora qualche settimana fa in poche ore sono state raccolte centinaia di firme contro il "Porcellum".
Bussero è un paese in cui ci si incontra, ci si confronta e si discute di politica.
Bussero è un paese di volontariato e di associazioni a servizio della cittadinanza.
Bussero è da decenni un paese di Sinistra.

Ma adesso, come tanti altri, temo che tutto questo possa finire.

L’esperimento del Sindaco Colombo, della sua giunta e del gruppo di controllo del PD locale è fallito. Purtroppo lo avevamo previsto  e siamo stati in tanti  a criticare sin dall’inizio la fretta con la quale si è deciso di tradire il mandato elettorale, si è rinunciato a mediare e ricucire e ci si è lanciati nell’esperienza di in una strana ed “innaturale” alleanza.

Ero tra quelli che avevano criticato nel merito e nel metodo quella scelta.
Nel merito perché, pur riconoscendo la nobiltà di propositi dei protagonisti, sapevamo dall’inizio che qualsiasi alleanza politica, senza un forte “cemento ideale”, è sempre destinata inevitabilmente a fallire. Soprattutto quando la coperta delle risorse è drammaticamente corta.
Nel metodo perché ci saremmo aspettati dal PD una maggiore capacità di ascolto democratico verso i tanti militanti che dissentendo chiedevano nervi saldi, pazienza ed uno sforzo di leadership nel gestire la pur evidente ed oggettiva crisi della coalizione.

Si volle invece trovare una facile via d’uscita in una irragionevole fuga in avanti. Il tempo ed i fatti hanno ben presto archiviato questo inedito capitolo della storia politica busserese.

L’amara conseguenza è che ci ritroviamo oggi a raccogliere i cocci di una Sinistra divisa da profonde fratture, politiche e personali.

Da “Democratico” sono innanzitutto preoccupato per un PD che spero non voglia rinchiudersi in sé stesso, vittima di una “sindrome da assedio”. Mi auguro che ritrovi la voglia ed il coraggio di superare i personalismi, aprirsi alla dialettica, analizzare anche criticamente gli errori e quindi ripartire.

L'invito alle altre forze di Sinistra è di non cadere nell’errore altrettanto grave di isolare il PD. Senza un Partito Democratico forte, aperto e dialogante, il destino dell’ intera Sinistra busserese è segnato. Finiremmo per consegnare alla Destra il paese, pur contando complessivamente in un’ampia maggioranza di consensi.

Da Busserese mi auspico infine che, dopo aver ultimato (senza alcun peso sulla cittadinanza) le opere ed i cantieri già avviati, si abbandoni la via dei grandi progetti e si ritorni a pensare alle vere esigenze della gente: scuole e servizi efficienti, lavoro, sicurezza, illuminazione, viabilità, spazi di incontro, strade in ordine, arredi urbani decenti e tanto verde.