Questo è quello che è successo una settimana fa a Roma: scene di delirio, un intero quartiere bloccato per ore, traffico, ingorghi, file interminabili ed addirittura alcune vetrine rotte.
Non è stata però a causa di una dimostrazione, di una protesta o di uno sciopero quanto invece per l’apertura di una nuova sede di Trony, la catena commerciale di elettrodomestici.
Di questo episodio sono state date diverse interpretazioni. Io mi permetto di dare una mia personale lettura. E’ la conseguenza di un corto circuito tra crisi di valori e crisi economica.
Da una parte la crisi di valori. Da “homo sapiens” ci siamo evoluti in “homo consumens”. Oggetti che fino a qualche anno fa nemmeno immaginavamo sono diventati nostri bisogni primari: televisori ultrapiatti, pc, consolle per videogiochi, ipod, iphone, ipad e poi lettori di contenuti di ogni tipo, macchine per l’espresso e per fare il pane, e poi ancora ed ancora.
Dobbiamo ovviamente sfuggire alla tentazione dei facili moralismi. La moderna tecnologia dei consumi non rappresenta in sé un male assoluto. Anzi ci offre privilegi davvero eccezionali e totalmente sconosciuti ai nostri antenati. Ad esempio è assolutamente fantastica la possibilità di andare in giro portando con sé un universo di contenuti sempre a portata di mano; poter acquistare e leggere in ogni momento qualsiasi libro senza contribuire a distruggere foreste, produrre miliardi di dischetti metallici, tonnellate di rifiuti e senza mettere in strada nemmeno un tir per la distribuzione logistica.
Inoltre molti di questi nuovi strumenti moltiplicano la socialità, amplificano le opportunità di svago, fanno esplodere le possibilità e le opportunità di arricchimento personale.
Non è più così quando, soffocati dal marketing, perdiamo il senso della misura. Ci sentiamo immediatamente menomati per essere rimasti due pollici indietro, per avere qualche Gb di memoria o qualche Mb di banda in meno, quando non abbiamo l’ultimo modello oppure la marca del momento. Finisce che non apprezziamo più le cose per quelle che sono e per l’utilità che hanno ma piuttosto per quello che rappresentano e per come ci fanno apparire. Diventiamo vittime di una vera e propra ansia da rincorsa.
Quando la crisi economica sopraggiunge e riduce il nostro potere d'acquisto, e veniamo al secondo polo del nostro corto-circuito, siamo così colti dall’angoscia di “perdere il passo”.
L’apertura di un nuovo centro commerciale che promette fantastici megasconti diventa una inaspettata àncora di salvezza, è un’opportunità che potrebbe non ripetersi più, un occasione da non perdere. E siamo disposti a tutto….
In particolare le nuove generazioni sono le principali vittime di questo vero e proprio delirio sociale collettivo. Non possiamo permetterci che si perdano in una folle rincorsa senza fine che alla distanza è solo causa di sfiancamento e senso di insoddisfazione.
Ed è importante che la Sinistra oltre a porsi gli obiettivi dell'equità sociale, della solidarietà e del diritto al lavoro si renda finalmente partecipe ed artefice di un vera e propria rivoluzione culturale fondata sui principi di crescita sostenibile e sulla superiorità dell'essere sull'avere.
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