sabato 15 gennaio 2011

Considerazioni sulla procreazione assistita

Stavolta non voglio parlare di Politica e mi concedo un "break". Ogni tanto mi capita di partecipare come opinionista alla Webradio di mio fratello. Si parla sempre di temi un pò particolari e stavolta si commentava un intervento del filosofo Galimberti sulla procreazione assistita.
E mi piaceva condividere anche qui il mio intervento.

"Gli intrecci tra Scienza e Senso Morale sono sempre più complessi e ci inducono sempre più spesso a mettere in dubbio le nostre certezze, i nostri ideali e talvolta i nostri preconcetti.

Ma stavolta mi sembra che ci si limiti a parlare di procreazione assistita per quelle donne che diciamo sono “un po’ avanti con gli anni” e non potrebbero più “naturalmente”. Questo rende tutto molto più semplice in quanto semplicemente mi domando: perché impedirla ? E c’è davvero qualcuno che vorrebbe impedirla ? E perché mai ?

Giustamente nel tuo spunto di questa settimana si legge che la natura prevede di procreare ottimamente tra i 15 ed i 30 anni. Anzi aggiungo che la Natura per noi ha anche introdotto un meccanismo molto speciale e raro (la menopausa). Ed allora è davvero lecito chiedersi il perché ?
Dobbiamo ricordare che tutti i nostri meccanismi fisiologici sono stati tarati da diverse centinaia di anni di evoluzione che i nostri antenati hanno trascorso in un ambiente primordiale molto più ostico del nostro. Ci siamo sviluppati come specie intelligenti, sociali ed abili grazie ad un cervello fuori dalla norma (in proporzione al resto del corpo). Tutto ovviamente ha un prezzo e quindi nasciamo, a differenza delle altre specie, tutti “prematuri”. Ed abbiamo fisiologicamente (non sto parlando dei moderni “bamboccioni”) bisogno delle nostre madri per un lungo periodo rapportato alla nostra intera esistenza. Inoltre nasciamo comunque con un bel cranio ed il parto umano è tra i più a rischio in natura. I fattori di rischio ovviamente aumentano con l’età.
E’ chiaro che le madri che tendevano a procreare in età di avanzata maturatà avevano ovviamente un rischio significativo e molto maggiore di morire, durante il parto o anche successivamente. E questo significava pregiudicare la sopravvivenza anche di tutti gli altri figli ancora piccoli (nella crudele savana preistorica non c’erano orfanatrofi e chiese). Quelle madri che andavano più presto in menopausa avevano molto ridotto quel rischio e gli stessi pargoletti avevano maggiori probabilità di sopravvivenza e quindi di diffusione del proprio corredo genetico. Ecco che “naturalmente” l’evoluzione, lavorando su migliaia e migliaia di generazioni,  ha sviluppato meccanismi di controllo.

Quando parliamo di Leggi di Natura è di questo che parliamo. Non sono le leggi della Meccanica o della Termodinamica. Non sono immutabili. Non sono eterne.
Oggi il nostro habitat naturale è molto diverso dalla savana di 300.000 anni fa. Ed anche dalle campagne di 300 anni fa dove perdere la madre quando si era in tenera età era cosa frequente ed era ancora un gran bel problema. Tralaltro anche la mortalità delle donne durante il parto è ormai ridotta a percentuali marginali. Aspettando altri 300.000 anni potremmo ritrovarci tranquillamente un’allungamento dell’età della procreazione. Ed allora, se la scienza oggi, ci concede la possibilità di anticipare l’evoluzione che male c’è ? C’è solo la gioia di dare un figlio a coppie che magari hanno scoperto l’amore un po’ troppo tardi. O che magari hanno trovato una sistemazione tranquilla e stabile oltre gli “anta” (e questo forse è davvero il vero problema della Società Moderna)"

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