In Economia un vecchio concetto, riscoperto di recente, mette in crisi l’accattivante idea di onnipotenza della “mano invisibile” e ci costringe a guardare le cose da una nuova prospettiva, sia a destra quanto a sinistra: le esternalità. Ebbene, che cosa sono? Sono quei costi o benefici di una produzione, vendita o qualunque altra transazione economica che sono a carico di parti terze non direttamente coinvolte nella transazione stessa.
Siamo tutti ormai convinti della forza del mercato nel trovare sempre il miglior equilibrio tra produttori e consumatori ? Se cresce un determinato bisogno, i produttori cercheranno di soddisfarlo per procurarsi un utile e la loro concorrenza porterà a sviluppare migliori soluzioni al minor costo possibile. Cosa succede però quando costi e benefici sono a carico di terzi che non partecipano affatto allo scambio economico tra le parti. Il caso positivo più emblematico e quello della ricerca scientifica. Ad esempio le aziende che si sono trovate a competere per fornire prodotti, materiali e soluzioni per i voli spaziali, hanno dovuto investire fortemente in ricerca e sviluppo e questa concorrenza ha portato in seguito ricadute tecnologiche in altri settori ed ambiti commerciali.
Purtroppo però esistono anche esternalità negative e l'inquinamento, ed in generale l’impatto ambientale, ne rappresentano l’esempio più significativo. Ovviamente siamo sempre alla ricerca di prodotti più belli, più performanti, più piccoli, di maggiore qualità ma soprattutto più economici e le aziende si ingegnano per guadagnarsi la nostra attenzione ed i nostri acquisti. Ma cosa succede quando un’azienda riesce ad abbassare i prezzi con nuovi processi produttivi e nuove tecnologie che però si rivelano altamente inquinanti, poco sicure o rischiose ? Ecco che il consumatore acquista al miglior prezzo possibile ed è contento, il produttore aumenta i volumi e gioisce ma un maggiore costo sociale ricade sulla collettività. Lo stesso capita quando guidiamo, fumiamo o beviamo alcolici. Nel prezzo di mercato non sono direttamente esplicitati e riconosciuti i costi esterni, ad esempio di salute collettiva.
Se adesso valutiamo il benessere economico complessivo di una società come somma del benessere dei produttori, dei compratori ma anche di tutti i cosiddetti “terzi” allora ci rendiamo conto che la cosiddetta “mano invisibile” non è più davvero così efficiente ed in qualche modo dobbiamo trovare il modo di “aiutarla”.
Per gli ultra-liberisti intransigenti, ai quali noi non apparteniamo, la soluzione è facile e basta creare altrettanti “mercati di esternalità”. E’ la logica dei certificati/diritti di inquinamento. A noi queste soluzioni non piacciono perché essenzialmente siamo contro l’idea di privatizzare e dare una proprietario ad ogni cosa: all’aria che respiriamo; ai profumi, ai rumori ed ai cattivi odori; ai bei paesaggi ed a certe angoscianti visioni.
Se questa non è la strada maestra allora è necessario un intervento “riparatore” ma soprattutto orientatore della Collettività, nella sua forma legale di Stato e Pubblica Amministrazione, per mezzo di tasse sulle esternalità negative ed incentivi sulle esternalità positive.
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