La Radio è compagna di viaggio nei frequenti spostamenti che mi portano in giro per l'Italia. In genere alterno l’attualità alla buona musica e solo raramente qualche programma più leggero di intrattenimento.
Stamane è stata una rapida successione di brutte notizie di politica a rovinarmi il viaggio.
Dapprima sono arrivati gli aggiornamenti sull’iter legislativo del “processo lungo” e mi ha fatto davvero rabbia pensare che gli stessi che solo qualche settimana fa pretendevano processi brevi adesso si adoperano per allungarli. Subito dopo è stato però il mio orgoglio “di sinistra” ad essere ferito dalle brutte vicende di Sesto San Giovanni che vedono pesantemente coinvolta anche la mia parte politica.
Poi si è parlato di economia ed a confermare i rischi che si addensano sul nostro futuro la notizia che le banche tedesche si alleggeriscono dei nostri titoli di stato.
Ed infine un’approfondimento su una notizia cosiddetta minore. Normalmente non ci avrei fatto nemmeno caso e magari avrei cambiato canale; stavolta, forse colpevole la sequenza di colpi in rapida successione, non solo mi ha irritato ma mi fatto davvero incazzare: il nostro Senato, a larghissima maggioranza ha approvato una legge che disciplina (ed ovviamente limita) gli sconti sui libri. Oltre a riflettere nel merito dell'iniziativa mi domando davvero se sia questa una delle priorità e delle riforme essenziali per il nostro paese, ed infine mi chiedo a cosa davvero pensi questa nostra classe politica, sempre più lontana dalla gente ed estranea alla realtà.
E così mi sono ritrovato sorprendentemente a cavalcare anch'io l’onda della cosiddetta "Anti-Politica", quel sentimento forte e sempre più diffuso, che avanza tra la gente, stanca dei privilegi della "casta", di essere chiamata continuamente a nuovi sacrifici e balzelli e con all'orizzonte sempre più nuvole sul proprio futuro.
Nel paese aumenta il disinteresse, cresce l’astensionismo e si rafforza un sentimento generale di rifiuto in blocco dei partiti e della politica. Ma è un fenomeno, per quanto comprensibile, assolutamente pericoloso.
Possiamo capirne le cause ma, nonostante la politica sia oggettivamente sempre più lontana dalla gente, non possiamo permetterci che la gente sia allontani dalla politica.
Abbiamo bisogno della Politica.
E ne abbiamo davvero bisogno perché proprio la Politica è il luogo in cui si decide il futuro dei nostri figli. Che scuola e che educazione avranno, quale ambiente e salute, che lavori e che possibilità, quali problemi dovranno affrontare e che strumenti avranno a disposizione, che cosa ne sarà del nostro Paese tra 10, 15, 20 o 30 anni ? Quando la nostra generazione sarà a godersi, forse, il meritato riposo e loro saranno a lottare per un proprio spazio e per realizzare i propri sogni.
Queste scelte non possiamo e non dobbiamo delegarle a nessuno. Non possiamo non esserne partecipi. E nemmeno possiamo voltarci dall’altra parte.
Siamo forse stanchi dei partiti ma la Democrazia vive, purtroppo, per mezzo dei partiti, E’ la migliore forma di rappresentanza strutturata che conosciamo.
E’ normale, e sarebbe ingenuo negarlo, che nei partiti, come in qualsiasi altra organizzazione umana, spesso possano prevalere le esigenze di autoconservazione e quindi di salvaguardia di strutture, posti ed insomma “posizioni”.
Un diffuso e molto negativo pragmatismo politico (e partitico) vede in quelle “posizioni” le linee di trincea dalle quali lanciare la prossima campagna. E poiché non si abbandona mai una linea fortificata nel mezzo della battaglia, così non si abbandona un assessorato, il posto in una Asl o nel cdA di una partecipata. Anche a Sinistra ed anche trai partiti minori sì è fatto in fretta ad imparare ed interiorizzare le cattive abitudini. E’ così che la Politica diventa un mestiere ed è così che i mestieranti con il tempo diventano Casta.
Esiste tuttavia un modo per evitare la deriva della politica e dei partiti e non è affatto il disinteresse. Piuttosto dobbiamo sforzarci di esercitare il nostro dovere di sorveglianza.
Non si firmano assegni in bianco. Il nostro deve essere un voto attento e consapevole. Dobbiamo sforzarci di ascoltare e aver voglia di capire. E dobbiamo riconoscere e premiare i fatti concreti.
Non si firmano assegni in bianco. Il nostro deve essere un voto attento e consapevole. Dobbiamo sforzarci di ascoltare e aver voglia di capire. E dobbiamo riconoscere e premiare i fatti concreti.
E’ così che opera la Democrazia. E’ un sistema che funziona in tanti paesi ed ha funzionato anche in Italia. Non possiamo cedere alla tentazione di abbandonarlo.
Noi cittadini possiamo avere un ruolo se e solo se ci interessiamo, ascoltiamo, confrontiamo, giudichiamo, premiamo e poi anche puniamo.
Disinteressarsi o anche votare per inerzia, significa abbassare le difese e delegare il futuro del nostro paese ad altri. E non è esattamente quello che vogliamo.