domenica 15 maggio 2011

E’ proprio dell’uomo nero che dobbiamo avere più paura ?

Ieri sera sentivo Bossi parlare al telegiornale ancora di immigrazione. Quelle parole mi hanno spaventato e preoccupato. Sono parole che ci riportano indietro ad un passato neanche troppo lontano di odio raziale, pregiudizio e discriminazione.
Quelle parole sono pericolose perché, facendo leva sulle insicurezze e sulle preoccupazioni della gente, scavano pian piano solchi, inizialmente invisibile e quindi sempre più ampi nella società. Sono parole che, se non contrastate, ed è già successo, alla lunga indeboliscono ed uccidono la Democrazia.

Il problema dell’Immigrazione è un problema serio. Il nostro paese attraversa una profonda crisi di crescita e di competitività e contemporaneamente si ritrova a confinare con un altro mondo ben più povero e sovrappopolato che, abbandonato,  è alla ricerca di riscatto.
Abbiamo certamente bisogno di soluzioni coerenti, sostenibili e coraggiose per affrontare questo problema storico ed al contempo siamo moralmente obbligati ad un’accoglienza degna, umana e civile di questi disperati.

Dobbiamo contrastare con forza chi coltiva e diffonde sentimenti di sospetto e paura. Ed uno dei modi che meglio conosco è dare una dimensione ai problemi, confrontarli, quantificarli e verificare quanto le nostre ansie e le nostre sensazioni corrispondano alla realtà.

Ed allora mi sono ritrovato a riflettere e cercare qualche dato su Internet.
Il solo crack Parmalat ha coinvolto almeno 100.000 risparmiatori, ed è presumibile che siano ancora di più. Poiché le dimensioni del buco sono state stimate tra i 4 ed i 14 miliardi di Euro, otteniamo che ogni povero risparmiatore ha perso in media almeno 40.000 €, spesso il risultato di anni di lavoro e sacrificio.
E adesso proviamo ad abbozzare un confronto e mettere qualche paletto di riferimento. Nel 2008 in Italia ci sono state 2 milioni e 700 mila denunce e qui dentro c’è davvero tutto, dalle rapine agli schiamazzi notturni. Poco meno di 300.000 sono state quelle contro cittadini stranieri.
Siamo stati davvero molto “larghi” ma nonostante tutto ci ritroviamo ad osservare che per ogni tre crimini da parte di cittadini stranieri, di qualsiasi tipo ed incluso l’essere stato trovato ubriaco a gironzolare, c’è almeno un povero cristo che ha perso qualche decina di migliaia di euro grazie al “gioiellino” di Tanzi e del ragionier Tonna ed agli interessati consigli di qualche diretore di banca. E poi ovviamente ci sono tutti quanti gli altri crack, dai Bond Argentini passando per la Cirio.

Poi dall’America è arrivata una tempesta finanziaria di dimensioni apocalittiche che ha rischiato di mettere in ginocchio i nostri sistemi economici (e se non ci fosse stata la Cina a salvarci forse staremmo ancora piangendo). Eppure continuiamo a guardare i telegiornali e commentare terrorizzati le storie dei barconi di disperati.

Ed allora mi domando perché la gente non ha altrettanta paura dei tanti Tanzi e Tonna che sono in mezzo a noi ? Perché non ci scandalizziamo ? Perché non chiediamo leggi, provvedimenti, punizioni esemplari e maggiori controlli e tutele ? Perché questi crimini in giacca e cravatta non fanno esplodere una eguale indignazione ?  

Può darsi che, sotto sotto, siamo convinti che le vittime di Tanzi e delle banche un po’ se la siano cercata. Forse con un pizzico di presunzione pensiamo che a noi non potrebbe mai capitare, non essendo altrettanto sprovveduti. Ma forse è proprio perché questi criminali non sono neri, arabi e scuri; sono troppo simili a noi per averne paura, ed addirittura ci scappa di compatire l’anziano nonno costretto a fare qualche giorno di carcere.

Io però sono ottimista e penso, e sinceramente spero, che in realtà, la ragione vera è perchè spesso non riflettiamo abbastanza, e neanche ci aiutano a riflettere, sulla reale dimensione di questi inganni.

Ed allora basta fermarsi un attimo e fare, ogni tanto, due conti in più .....

sabato 7 maggio 2011

Perché aderisco alla Associazione dei Democratici di Bussero ?


Ho quarantadue anni e fino a poco più di anno fa non avevo mai fatto Politica, se non ai tempi del Liceo, dell'Università e del Movimento Studentesco.
Poi una sera, improvvisamente, sono entrato nella sezione locale del PD. E mi sono messo a disposizione.

Ma non l’ho fatto pensando a Bussero, il paese dove vivo. Ovviamente, come tanti altri cittadini avevo i miei dubbi su alcuni ritardi di realizzazione e per altre iniziative forse troppo ambiziose, ma in fondo mi sentivo orgogliosamente Busserese e ben amministrato nel solco di una trentennale tradizione di governo unitario della Sinistra.

Sono invece entrato in sezione perché preoccupato per quanto vedevo accadere alla nostra Italia, attraversata da troppe pericolose tensioni.

Innanzitutto le tensioni competitive della Globalizzazione. Personalmente ritengo inutile interrogarsi ancora oggi se abbia rappresentato qualcosa di positivo o negativo per l’umanità. Essa è semplicemente avvenuta, e ci costringe a guardare avanti. Nell’affrontare queste tensioni “cosmiche” siamo notevolmente in ritardo rispetto a tanti altri paesi industrializzati, ma siamo anche terra di confine.
Da una parte le nostre aziende delocalizzano, si ristrutturano o impongono nuove regole del lavoro; dall’altra le nostre spiaggie sono meta di una massa di disperati rispetto ai quali siamo moralmente obbligati ad un’ accoglienza degna, umana e civile.

Un colossale debito pubblico, devastanti sprechi amministrativi e un sistema fiscale iniquo ed inefficiente sono le cause principali di profonde tensioni economiche che si manifestano nel continuo allargamento della forbice dei redditi.
Nella nostra povera Italia si aggiungono evidenti tensioni secessioniste. La cecità di intere generazioni di politici ha purtroppo perpetuato la triste condizione di un’Italia a due velocità che nell’età della globalizzazione rischia oggettivamente di frantumarsi.

Cominciamo anche a vivere nuove tensioni generazionali di una società di nonni longevi che si godono la meritata pensione; padri assunti con contratti a tempo indeterminato e che, se non pensano già da adesso a schemi integrativi, avranno una vecchiaia piuttosto difficile; ed infine figli o nipoti che un lavoro fisso fanno una gran fatica a trovarlo, che alla vecchiaia non ci pensano nemmeno e per i quali mettere da parte contributi previdenziali è l’ultimo dei problemi.

Infine, per la prima volta nella Storia, ed in questo l’Italia non è differente da tutti quanti gli altri paesi industriali, dobbiamo affrontare tensioni ambientali con il nostro habitat. I nostri stili di vita, i nostri modelli di sviluppo ed i crescenti fabbisogni energetici non sono più compatibili con l’esigenze primarie di tutelare la salute collettività, salvaguardare la biodiversità del nostro pianeta e garantire un degno futuro alle generazioni che verranno.

Purtroppo la Storia ci insegna che quando le tensioni si accumulano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, spesso finiscono per scaricarsi in risposte violente, irrazionali, razziste, classiste e repressive.
Per questo motivo ero e sono fermamente convinto che quello che stiamo attraversando è un periodo storico molto particolare e pericoloso in cui abbiamo bisogno di una Cultura di Sinistra e di un senso della vita fondato su principi di Solidarietà, Universalità e Progresso (sostenibile).

Tra dieci anni mio figlio maggiore avrà 20 anni, e questa nostra Italia sarà qualcosa di completamente diverso rispetto a quella che viviamo e conosciamo oggi.
E ciò che sarà di questa nostra Italia potrebbe non piacerci se non cominciamo oggi a fare qualcosa.

Per questo motivo sono entrato quella sera in quella sezione. Perché in questo momento l’Italia ha bisogno di un grande Partito Democratico che cresca e si radichi dal basso nella società. E perché un Partito a vocazione maggioritaria che vuole davvero cambiare l’Italia non può subappaltare a "Ballarò" ed ad "Annozero" la propria comunicazione politica.
Deve essere in mezzo alla gente.
Deve essere modello reale e concreto di cambiamento.
Deve essere motore di confronto, discussione ed azione.
Deve essere nei fatti manifestazione di coerenza tra pensiero ed azione, promesse e fatti.

Nel PD locale, che da quella sera ho imparato a conoscere, non ho trovato tutto questo. Ho trovato silenzio, coordinatori che si alternavano con frequenza trimestrale, dissidi interni e tante tensioni.
E poi infine tutto quello che è accaduto e sul quale è quasi inutile ritornare: il tradimento del patto elettorale, un ribaltone ed una sconsiderata alleanza con una lista civica di Destra, comportamenti poco eleganti e nomine inopportune. Ed una nuova idea che prendeva piede: l’idea di governabilità, di responsabilità (e scusatemi davvero non ci riesco, a me viene in mente Scilipoti), di centralità del programma, della politica del fare.

Questa mi dispiace non è la strada giusta se si vuole cambiare l’Italia. I ribaltoni sono sempre ribaltoni, a Montecitorio come a Bussero. Se vogliamo costruire dal basso una nuova idea di Italia non possiamo barattare il nostro orgoglio e senso di coerenza e diversità per un Sindaco e qualche Assessorato, per una bandiera su un campanile.  

Senza testimonianza continua di coerenza la gente non capisce, è confusa e non distingue. Si perdono consensi ed il patrimonio della Sinistra Italiana si ritrova polverizzato tra mille rivoli. E così muore la prospettiva di una risposta forte al predominio culturale delle Destre.

Sono ancora fortemente convinto che l’Italia ha bisogno di un Partito Democratico. Ma davvero non riesco a condividere questa sua espressione Busserese.  

Certo, potrei far finta di niente ed adattarmi, aspettare, girarmi dall’altra parte, pensare ad altro e tornare al mio lavoro, alla mia famiglia ed alle mie letture.

Invece ho trovato un gruppo di persone che condividono con me questa sofferenza. E per questo aderisco all’Associazione dei Democratici di Bussero

Forse siamo eretici ma continuiamo con ostinazione ad essere Democratici e crediamo nell’idea e nel progetto iniziale di Partito Democratico.
Proveniamo da esperienze e percorsi culturali diversi e traiettorie di vita spesso opposte ma insieme condividiamo la speranza in un Italia diversa;

E’ un percorso difficile e quasi impossibile: un arrampicata su una ripida parete con davvero pochi appigli….
… ma abbiamo dalla nostra parte tanto entusiasmo e tanta voglia.

E speriamo che magari, pian piano, tra qualche settimana o qualche mese, il PD di zona, il Pd provinciale, il PD regionale o quello nazionale vorranno ascoltarci. E vorranno riconoscere che quello che è capitato in questo nostro piccolo paese alle porte di Milano, e forse accade in tanti altri posti, è profondamente e strategicamente sbagliato.